Illustrazioni for book - Giovanni Manzoni Piazzalunga

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Per caso un incontro e tutto il resto è storia

 

Emanuele Beluffi

 

«Vi è mai capitato di sentire una barzelletta così tante volte da dimenticare perché è divertente? E poi la sentite di nuovo e improvvisamente è nuova. E vi ricordate perché vi era piaciuta tanto la prima volta... A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale». Così Will Bloom in Big Fish. Le storie di una vita incredibile, il film di Tim Burton tratto dal romanzo di Daniel Wallace, dove Edward racconta al figlio William storie incredibili di vita variamente vissuta, sospese a  mezz'aria fra realtà e fantasia, fino allo straordinario viaggio finale di William tra ricordi magici e favolosi, alla scoperta della vita del padre. E così ci vien da pensare quando leggiamo le prime pagine di Per caso un incontro, l'autobiografia di realtà straordinariamente normale di Michele Calabrò, che potrebbe essere un Edward qualsiasi ma anche un po' un Charles Bukowski per lo stile scabro e addirittura men che essenziale che caratterizza queste memorie quasi consegnate a una bottiglia che fluttua nell'oceano dei ricordi e delle emozioni. Foscolo disse che la nostra memoria sopravvive nei nostri gesti e nelle nostre opere e senza voler essere dei poeti dannati diciamo che l'impresa di Michele Calabrò dovremmo farla tutti noi, anche chi non ha mai tenuto un'agenda o un diario. Perché non occorre esser degli scrittori , forse nemmeno Bukowski pensava di diventarlo, per lasciare a quelli che restano un frammento di noi stessi. Mi viene un mente un quadro di Umberto Boccioni, anzi due, intitolati rispettivamente Quelli che restano e Quelli che vanno, ambientati in una stazione ferroviaria tra viaggiatori che partono e lasciano i propri affetti e altri che invece restano e soffrono l’abbandono. Ecco, mi piace pensare che Per caso un incontro di Michele Calabrò sia per quelli che vanno e per quelli che restano: come scrive con splendide parole nella prefazione Caterina Calabrò, l'autore le ha rincorse, le parole, le ha "agguantate e poi messe a terra", consegnandoci "una biografia fantastica" scritta con "il coraggio di seguire il proprio destino armati solo di una penna". Cosa c'è di vero e cosa c'è di romanzato in Per caso un incontro? Tutto è vero e tutto è romanzato, per dirla quasi con Big Fish: con lui, con Michele, facciamo non solo un viaggio nella sua vita dall'infanzia alla giovane maturità e ritorno a cavallo di momenti topici nella loro assoluta semplicità, ma anche una scorribanda nella storia della cultura del territorio, la Rossano di quella nostra "Magna Grecia" che è la Calabria, crocevia di cultura mediterranea e bizantina dove Calabrò è nato 76 anni fa, la Città di quel Codex  Purpureo che tutto il mondo ci invidia. Vi sembrerà incredibile, ma leggerete che la vita di Calabrò tocca da vicino, molto da vicino, questo tesoro. E non da semplice osservatore: perché per lui la scoperta di questo antico evangelario ha coinciso con il suo stesso furto in quel vescovato di Rossano...

Un'autobiografia, Per caso un incontro, che ha anche una sua morale, ma senza pesantezza e senza moralismi: fra i personaggi e i luoghi, fra il serio e 125 milioni di cazzate per citare uno spettacolo assai sfortunato di Adriano Celentano, c'è l'alto e il basso, il buono e il cattivo. E anche quando si tocca la perfidia, magari uno dei personaggi incontrati dal Nostro, vediamo che lui il perfido di turno lo tocca piano nel senso vero dell'espressione: con gaia levità, sapendo che almeno una volta ogni tanto non è vero che l'erba cattiva non muore mai.

Ogni vita è una e singola. Unica e irripetibile. Ogni vita nella sua assoluta semplicità e nella sua assoluta celebrità. Ed è un peccato che qualcosa di noi resti solo in quelle parole che volano via e che invece, come scrive Caterina Calabrò, vanno raccolte e lasciate lì, per quelli che vanno e per quelli che restano.

illustrazioni di  

Gio Manzoni 

per 

Book

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